Pregare con e dentro il corpo

A volte si vive la preghiera come una serie di ragionamenti sui valori, sulle verità evangeliche o anche sulla propria vita ma in modo astratto e disincarnato. Mettersi alla presenza del Signore per gli Esercizi spirituali ignaziani richiede raccoglimento ed una disposizione interiore che aiuti a entrare nella preghiera con tutto se stessi: spirito, mente, affettività e corporeità.
Sant’Ignazio nel n. 76 degli Esercizi Spirituali invita a cercare una posizione del corpo più adatta per il raccoglimento. Anche il Cardinal Joseph Ratzinger nella Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica su alcuni aspetti della meditazione cristiana del 15 ottobre 1989 sottolinea l’importanza del corpo nella preghiera.
“L’esperienza umana dimostra che la posizione e l’atteggiamento del corpo non sono privi d’influenza sul raccoglimento e la disposizione dello spirito. […] Nella preghiera è tutto l’uomo che deve entrare in relazione con Dio, e dunque anche il suo corpo deve assumere la posizione più adatta per il raccoglimento. Tale posizione può esprimere in modo simbolico la preghiera stessa, variando a seconda delle culture e della sensibilità personale. In alcune aree, i cristiani, oggi, stanno acquisendo maggior consapevolezza di quanto l’atteggiamento del corpo possa favorire la preghiera.“
Alcune guide di Esercizi spirituali della rete CIS, a partire dalle proprie competenze professionali, hanno provato a sperimentare una integrazione ancora più forte tra preghiera e corporeità.
Esercizi spirituali ignaziani e Shiatsu
Nell’estate 2021 e 2022 un gruppo di esercitanti, accompagnati da Giovanna Custodero e don Davide Arcangeli, guide CIS, hanno vissuto nel corpo la preghiera attraverso l’ausilio della sapienza millenaria della Medicina Cinese e dello Shiatsu. Il percorso di cinque giorni si basa sulle Emozioni principali della Medicina Cinese (Preoccupazione, Tristezza, Paura, Rabbia, Gioia), legate a uno degli Elementi (Terra, Metallo, Acqua, Legno e Fuoco), in parallelo con le caratteristiche della preghiera ignaziana. L’esercitante impara a praticare una preghiera di tipo ignaziano e acquisisce schemi personalizzati per l’ingresso al silenzio e per la pacificazione interiore, scoprendo che il corpo stesso può diventare preghiera. Il coinvolgimento del corpo avviene particolarmente con la pratica di semplici esercizi di stretching, rilassanti e propedeutici alla preghiera.
Agli esercitanti vengono forniti strumenti per una rivalutazione di tutte quelle emozioni che l’educazione familiare e sociale spesso stigmatizza come negative e contestualmente, la contemplazione delle Scritture aiuta a dare risposte creative e alternative ai meccanismi abbastanza ripetitivi che strutturano i comportamenti umani, consentendo di riconoscere nei moti interiori un’importante chiave d’accesso alla spiritualità. È Gesù Cristo il modello di riferimento, che offre l’esempio per instaurare relazioni libere con sé stessi e con gli altri, a partire dalla relazione con Dio Padre; è lui il vero terapeuta dell’anima, colui che guarisce le emozioni, permettendoci di esprimerle in tutta la loro profondità trasformante.
Nel trattamento shiatsu che l’esercitante riceve durante il percorso, in aggiunta ai colloqui, la guida-operatore completa col tocco, l’esperienza di riconoscimento e accettazione, che è momento indispensabile dell’itinerario di guarigione evangelica. Nel trattamento si rimarginano ferite, si abbracciano vissuti negati, si ricompone, di sé, una visione integrata e amorevole.
Tale pluridimensionalità dell’esperienza è stata colta positivamente dagli esercitanti, che nella valutazione finale hanno messo in evidenza una serie di acquisizioni e consapevolezze raggiunte:
- Il focus sulle emozioni e lo sguardo nuovo con cui sono state presentate, come pista che facilita l’ingresso nell’esercizio e nella preghiera, ha messo in luce tutta la loro ricchezza e la potenza salvifica operata dal Signore.
- Fare memoria, attraverso le Scritture, di tante esperienze vissute, esaminando le emozioni e ringraziando Dio, non solo per quelle che hanno donato gioia e consolazione, ma anche per sentimenti e ferite, che hanno spronato a resistere e a camminare, pure se con fatica, sulla strada del bene.
- Sentirsi aiutati a incarnarsi e a fare esperienza di preghiera più piena e totale, grazie all’attenzione sul corpo vissuta nello Spirito, rivalutando la propria parte ferita e riconoscendola come abbracciata e amata dal Signore.
- Trovare un modo individuale di vivere la fede, sentendo la bellezza del percorso che passa attraverso le proprie caratteristiche personali, belle o brutte che siano.
Esercizi spirituali ignaziani supportati dal Qi Gong
Nell’aprile 2023 Davide Saporiti SJ insieme con Clara Melloni, medico ed insegnante di Qi Gong, hanno proposto un corso di Esercizi Spirituali dove la preghiera biblica è stata supportata con il Qi Gong per aiutare a integrare meglio tutte le dimensioni della persona nell’orazione.
Il Qi Gong, “arte dell’energia”, è una disciplina elaborata fin dagli albori della cultura taoista, matrice della Medicina Cinese. Si tratta di una pratica sperimentata da secoli, semplice e profonda, con posture semplici, prive di controindicazioni, affrontabili da tutti, anche da persone non avvezze all’attività fisica.
All’interno del corso di Esercizi, il Qi Gong fornisce elementi cognitivi e strumenti pratici, atti a integrare il corpo nella preghiera, per sciogliere ostacoli allo scorrimento della vita e all’azione della Grazia, per assecondare la ricerca di pienezza di vita e di realizzazione della propria umanità, per coltivare la comunione col Creatore alimentando gioia piena e autentica umiltà.
Il corso ha richiesto ai partecipanti di mettersi in gioco a partire da ciò che si è, servendosi di ciò che ci è dato – la Parola di Dio ma anche il corpo vivente e l’universo attorno – consapevoli della profonda e inscindibile unità dell’essere umano (corpo, psiche, anima, spirito…) e di esso con Dio. Pertanto: ascolto, meditazione, ma anche respiro, percezione, movimento, contemplazione, esplorazione, scoperta.
Nella giornata si sono alternati esercizi pratici di Qi Gong, con relativo supporto teorico, e proposte bibliche con un tempo congruo di silenzio per la preghiera personale. La pratica del Qi Gong, infatti, tra i vari benefici riequilibra l’energia del corpo, rende più aperti e consapevoli; aiuta a sentirsi in relazione e interconnessi con gli altri e con il creato. Quale migliore disposizione per entrare in modo orante in un testo biblico!
La pratica del Qi Gong e della preghiera ignaziana sono distinte, ma sperimentarle con calma, in silenzio, in un tempo disteso – come è avvenuto nel corso di Esercizi – ha permesso a ciascuno di capire se e come integrare il Qi Gong nella preghiera e in generale nella sua vita. Una testimonianza esprime bene questa sinergia: “Fare Qi Gong dopo aver pregato può essere utile per rinforzare alcune dinamiche emerse nella preghiera. Per me, l’esercizio del xi-ya è stato interessante per rinforzare l’allontanamento delle mozioni che vengono dal nemico mentre il sassolino è stato prezioso per far entrare ancora di più lo Spirito”.
Per coloro che erano più interessati al Qi Gong e non conoscevano la preghiera biblica, la proposta è stata un piccolo passo per “riconciliarsi” con la fede cattolica.
Pregare con il corpo, pregare con il cuore, pregare con tutto se stessi.
Dal 3 al 5 febbraio 2023 si è svolto presso l’Oasi Francescana Santa Maria degli Angeli di Erba (CO), un ritiro spirituale basato sulla preghiera ignaziana e yoga, promosso da Massimo Tozzo SJ e Andrea Monzani, insegnante di Yoga. L’esperienza è nata durante un percorso di Esercizi nella Vita Ordinaria dalla riflessione su alcuni testi e da uno scambio di idee per comprendere come lo yoga, metodo psicofisico aperto alla dimensione spirituale, possa aiutare nella preghiera.
Lo yoga è un insieme di posizioni fisiche (asana) ed esercizi respiratori (pranayama), volti a favorire il raggiungimento di uno stato di quiete mentale. Nella pratica dello yoga c’è una riduzione massima della parola e dell’attività mentale al fine di concentrare l’attenzione soltanto sul corpo e sulla respirazione. Silenzio, concentrazione e lo stimolo della capacità del corpo di aiutare il mantenimento di un atteggiamento di raccoglimento interiore sono stati gli obiettivi della pratica yoga coniugata con gli Esercizi ignaziani.
Il saluto al sole, una pratica fisica compiuta al risveglio prima della colazione (consumata in silenzio come tutti i pasti), aveva la finalità di far assumere ai partecipanti, attraverso il corpo, uno stato di concentrazione sul momento presente, creando un’armonia tra il corpo e la mente che permettesse alla preghiera di fluire con maggiore libertà. L’esercizio delle asana durante il giorno si alternava ai momenti di preghiera, favorendo lo stato di presenza a se stessi e il mantenimento della concentrazione. Le pratiche di meditazione yoga serali consentivano di raccogliere il lavoro della giornata e di entrare nel modo più naturale possibile nello stato di preghiera lasciato ad ognuno fino alla mattina successiva.
L’ultimo giorno il gruppo ha sperimentato l’accompagnamento della preghiera con il respiro, secondo una antica tradizione di preghiera cristiana che presenta molte risonanze con le pratiche yoga. “Vieni, Santo Spirito” è stato pregato sull’inspiro e sull’espiro, attraverso un lavoro di rilassamento fisico e di osservazione del respiro volti a facilitare uno stato di identificazione con la preghiera stessa.
Far silenzio dentro di sé per accogliere. Le pratiche yoga, la preghiera secondo il metodo contemplativo ignaziano, la conversazione spirituale sulle mozioni provate, hanno creato molta coesione nel gruppo di 21 persone, diverse per genere, età e livello di esperienza sia dello yoga sia della preghiera ignaziana. “Esperienza di Chiesa” come è stata definita da una partecipante, “vivere la preghiera come esperienza”, perché “lo yoga ha aiutato a entrare nella preghiera”, “il silenzio aiuta a comprendere l’importanza della Parola”. Infine “lo yoga aiuta nella fatica dello stare” è il commento che ha colto l’impegno di partecipazione comune a un’esperienza di vita e di preghiera in cui mettere tutti se stessi alla presenza del Signore.
Inter-connessi nel silenzio. 14 appuntamenti con l’Orazione di Quiete
Da novembre 2022 a maggio 2023 è stato proposto un cammino online con due incontri mensili per vivere insieme l’Orazione di Quiete ed illuminare la Rete con il Silenzio, sulla scia delle esperienze già fatte negli anni precedenti.
Promossi da Roberta de Bury, guida CIS, psicologa e psicoterapeuta, in collaborazione con le sorelle del Carmelo di Ravenna per l’integrazione con la Sacra scrittura e da Laura Bongiovanni per lo yoga, gli incontri, dopo una presentazione ed introduzione, proponevano mezz’ora di contemplazione guidata, condivisione di gruppo, mezz’ora di contemplazione personale.
L’orazione di silenzio o di quiete, un modo di pregare che attinge dalla tradizione cristiana (mistica ignaziana e carmelitana) e dalla tradizione buddista (vipassana e zen), è un semplice ed affettuoso sguardo alla Presenza, un’amorosa attenzione alla Presenza, e un dolce riposo dell’anima in Lui. Come afferma il mistico gesuita Louis Lallemant, in questa orazione Dio (la Vita) è visto e considerato come il solo essere che vi sia al mondo; per l’anima tutto il resto è un nulla, dimentica ogni cosa e si spoglia, quanto le è possibile, del ricordo e dell’affetto di tutte le creature. Davanti alla Presenza l’anima resta in silenzio e sospende gli atti di tutte le sue facoltà di fronte a qualsiasi oggetto.
L’orazione di quiete insegna la meditazione passiva, la contemplazione dell’ascolto e l’esercizio dell’assenza di pensiero, un aiuto per allontanare quello che si sa e fare spazio al nuovo.
Fondamentale è il silenzio che aiuta a stare nel caos interiore ed esterno e ad entrare nel contatto profondo: la persona non dà la forma alla realtà, ma osserva l’azione Dio in se stessa. Con l’orazione di quiete si impara ad aspettare, perché la prima forma che emerge è sempre una sensazione vaga da cui vengono suoni, parole nuove e infine pensieri nuovi.
L’uso dell’orazione di quiete insegna la passività, il silenzio, la pausa del pensiero per cercare d’ascoltare la voce sottile che parla al centro del proprio cuore, rivelando la verità su se stessi e su Dio. Tale silenzio sarà utile anche e soprattutto di fronte alla Parola della Sacra Scrittura e consente alla persona di lasciarsi guidare in essa dallo Spirito di Dio, piuttosto che dalle proprie idee e convinzioni.
Esercizi spirituali ignaziani per gli operatori sanitari
Il corso di Esercizi, svoltosi nell’ottobre 2022, è nato dal desiderio di Antonella Lama e Angelo Mercurio, una coppia di guide di Esercizi ex operatori sanitari in pensione, di proporre ai loro colleghi e colleghe un tempo di incontro con il Signore, per cercare e trovare il senso dell’esperienza vissuta durante la pandemia nell’orizzonte personale di significato della propria professione, a contatto con corpi colpiti dalla malattia.
Il luogo scelto non è stato casuale: Villa Sant’Ignazio a Trento, un ambiente che sceglie di investire sulla persona, riconoscendola nelle sue fragilità, tifando per la vita che può sgorgare dalle ferite, come ben espresso nel Crocefisso ligneo della cappella, dove Gesù, la Vita, è appeso alla vite e, come i tralci, preme per espandersi ed esprimersi pienamente.
Le esercitanti, tutte di genere femminile e di generazioni diverse, appartenevano a una varietà di ambiti professionali: dalla fisioterapista, al medico, all’infermiera, alla volontaria. Alcune si accostavano per la prima volta all’esperienza della preghiera ignaziana. In loro vi era una speranza che chiedeva di essere risvegliata ed una forza e una vitalità che premevano per potersi di nuovo esprimere pienamente nella cura della persona malata, nell’accompagnamento del morente, nel prendersi cura del proprio gruppo di lavoro, senza trascurare la cura della propria dimensione spirituale. Forte in tal senso è stata la considerazione conclusiva di una delle partecipanti: “Vorrei essere curata da persone come voi. Se dovessi essere intubata, vorrei incontrare i tuoi occhi; quando dovrò morire vorrei che persone come te mi tenessero la mano”.
Il tema delle mani è rimbalzato con frequenza: la mano che cura, la mano che si tende verso l’altro, che accarezza, che collega per fare rete, che tiene con amore e accompagna al Padre nell’ultimo passaggio.
Le condivisioni delle esercitanti hanno messo in luce cosa ha dato più gusto:
- Il silenzio, ricercato o sperimentato per la prima volta, come canale privilegiato per addentrarsi nella propria profondità e per trovare lì il contatto intimo con il Signore.
- La scoperta che la Bibbia, non frequentata prima, è in grado di parlare alla propria vita di oggi: è importante mettersi in ascolto con un orecchio sensibile.
- Il gusto provato nel sostare ogni giorno sulla Parola, per cercare le proprie radici e la propria direzione, praticando una preghiera che va nel profondo;
loscoprire che gettando la sera uno sguardola serasulla propria giornata, si comincia a tessere una relazione con il Signore che può renderlo davvero il riferimento principale della propria vita.
Questi Esercizi sono stati un dono del Signore per la vita di fede e di coppia delle guide, hanno permesso di ripensare all’esperienza della pandemia per cogliere da dentro come essa sia stata dolorosa, invasiva e destrutturante. E per comprendere che vi è ancora bisogno di interrogarsi davanti al Signore, di cercare con la luce della Sua Parola il senso di quell’esperienza, per poterla reintegrare dentro la propria vocazione e missione personale.