Leggere l’oggi alla ricerca dei segni di speranza

“Siamo tutti degli artisti – e a maggior ragione chi da Esercizi e fa questo atto creativo – perché ognuno di noi è uno strumento musicale ed ha il suo strumento musicale con sé che è la voce.”
Il Convegno 2023 della rete CIS, svolto a Roma dal 3 al 5 marzo, ha visto la partecipazione in modalità mista di 130 guide di Esercizi Spirituali ed operatori ignaziani, laici/che, religiosi/e, sacerdoti e gesuiti provenienti da diverse regioni italiane e da Malta.
Il tema scelto, «La consolazione nella bellezza dell’oggi. Percorsi di lettura per una speranza incarnata», è stato approfondito con l’aiuto di Umberto Bovani, Lucia Cereda e Giacomo Lopez, guide della rete CIS, e di Cecilia Franchini e Adonella Monaco, rispettivamente pianista e attrice, che hanno già collaborato in proposte di Esercizi Spirituali e spiritualità ignaziana.
I lavori sono stati introdotti da una riflessione di Paolo Monaco SJ, direttore del CIS, sulla consolazione negli Esercizi Spirituali e nell’esperienza di sant’Ignazio di Loyola. Negli scritti ignaziani, alla luce del «compito di consolatore che Cristo nostro Signore svolge, paragonandolo al modo con cui gli amici sono soliti consolare gli altri» (EESS 224) la consolazione emerge come dono del Risorto che invita a stabilire relazioni di consolazione, sull’esempio di Gesù e Maria. Nella serata un tempo di ascolto dei testi ignaziani, letti da Adonella e cantati da p. Paolo.
Nella seconda giornata i relatori hanno messo in dialogo la spiritualità ignaziana e gli Esercizi Spirituali con i loro talenti, competenzee professionalità. Attraverso la poesia, la musica e il cinema, in un itinerario sempre più profondo e coinvolgente, i partecipanti si sono immersi nella bellezza che consola e apre alla speranza.
L’esperienza personale e condivisa della consolazione si è poi aperta alla ricerca dei segni di speranza che aiutano a procedere verso il futuro, raccolti in alcune parole chiave: dolcezza, umiltà, relazioni, osare la creatività, cura, ascolto, sguardo contemplativo, diversità e/è ricchezza, tenere insieme il piccole e il grande.
Alla luce dei movimenti di consolazione e dei segni di speranza emersi attraverso l’immersione nei linguaggi artistici, il Convegno si è concluso con uno sguardo di contemplazione non tanto su quello che la rete CIS fa, ma sul suo essere: una rete di persone che insieme desiderano sentire, gustare, ascoltare e seguire lo Spirito per trovare e donare speranza nei luoghi e nelle realtà dove ciascuno vive e opera.
Vari i segni di segni di speranza e di consolazione emersi:
“Con il cuore colmo di gratitudine e di consolazione, ho visto un cammino dalla consolazione alla compassione, stare con il dolore per poter essere consolatori, sottolineato dalle parole cura, dolcezza, umiltà”.
“Sono partita dall’immagine, proposta il primo giorno, di Gesù che consola Maria e Maria che consola Gesù. Da questa immagine, da questo pensiero e da questo sentimento, ho sentito che nasceva dentro di me una consapevolezza ed una consegna: essere chiamati tutti noi ad essere quindi Maria e Gesù nelle relazioni che abbiamo, perché la consolazione è frutto di una relazione di amore. Essere dunque contemplativi nella relazione prima ancora che nelle nostre azioni, nei nostri programmi, nei nostri impegni di servizio”.
“Ho pensato alle parole che l’altra Maria rivolge al Risorto, scambiandolo per il giardiniere. Noi tutti dobbiamo essere giardinieri: piantare i semi, avere la speranza e l’umiltà di servire, avere la fede, la grazia e la speranza di continuare a piantare semi in questa rete e in questa vita”.
“In queste giornate, non solo a livello personale, mi sono sentita fortemente appartenente a questa rete, a questa orchestra dove ci sono tanti strumenti e anche le dissonanze sono importanti ed è importante ascoltarle. In coro abbiamo pregato il Suscipe, questa nostra offerta al Signore. Era un’offerta personale, ma io l’ho vissuta come anche un’offerta del gruppo, tutti insieme per essere in questa Chiesa, che è universale ed è importante che raggiunga tutti e tutte”.
“Penso che la consolazione più grande, anche parlando di bellezza, venga dalla fragile e precaria bellezza dell’umano, che richiede una continua opera di restauro. Abbiamo toccato con mano la bellezza in questi giorni, ma sappiamo che la bellezza, l’arte è fragile, richiede custodia, cura, una cura ed un restauro che chiamerei redenzione. La fragile bellezza dell’umano è anche il principio e fondamento della vita e della missione della Chiesa e in questo il ministero che ci è affidato come guide di Esercizi credo sia un particolare punto nevralgico, che ci mette a contatto con l’umano integrale e l’umano redento”.
“Risuona fortemente la creatività insieme al tema dell’umiltà e della cura delle relazioni. È una creatività che nasce da questa umiltà, da questo sempre più ascoltare la propria profonda interiorità e dialogare a partire da questa con gli altri. Questi due elementi insieme hanno una grande vitalità e a me portano consolazione e speranza per la rete e per ciascuno di noi”.
“Un segno bello di speranza e di consolazione in questi giorni è l’aver assaporato il gusto delle relazioni e dei contatti tra noi, ma anche l’aver sentito la ricerca, l’attenzione di ciascuno di cercare, anche con le modalità che ci sono state presentate, nuovi canali, nuove vie anche per lavorare su sé stessi, perché penso che la prima cosa che una guida debba fare è continuamente lavorare su sé stessa per poter stare accanto agli altri”.