Buona Pasqua di Santità

Carissime e carissimi,
pandemia, guerra, un mondo sempre più incerto, frammentato, disperso, che ondeggia tra grande generosità e terribili atrocità.
Come mostrare la via a Dio alle donne e agli uomini del nostro tempo, affinché questa esperienza illumini i cuori e possano avviarsi processi di cambiamento personale, sociale ed ecclesiale? Quale incidenza “politica” hanno le nostre proposte di spiritualità ignaziana? Sono sufficienti i nostri modi di dare Esercizi spirituali e tutte le altre attività che proponiamo? Pur senza volerlo siamo forse un po’ rinchiusi dentro il nostro mondo?
Che cosa siamo disposti a mettere in gioco per essere testimoni credibili, trasparenti e semplici di quella via? Fino a che punto desideriamo veramente offrire tutta la nostra persona e tutto ciò che abbiamo, soprattutto i doni di Dio di ogni tipo (affettivo, culturale, economico, spirituale, ignaziano ecc.), perché lo Spirito Santo possa disporne secondo la santissima volontà del Padre (cf EESS 98)? Ci interessa onestamente ricevere solo il suo amore e la sua grazia?
Ultimamente abbiamo riflettuto sulla santità e poteva sembrare inutile, fuori contesto, quasi un modo “antiquato” per fuggire dalla realtà. E invece abbiamo scoperto che non c’era tema più attuale. Ci siamo ricordati che Gesù e tutti i santi e le sante dopo di lui hanno vissuto in circostanze molto simili alle nostre: guerre, epidemie, contrasti sociali, ambiguità ecclesiali. Eppure non hanno scelto la spada. Hanno scelto un’altra arma: un grembiule con cui cingersi i fianchi (cf Gv 13,1ss). Tutti noi siamo attratti e desideriamo scegliere la via di Gesù per rendere veramente umane le nostre relazioni interpersonali a tutti i livelli.
Eppure sotto il nostro vestito di discepoli può succedere che portiamo la spada e ci prepariamo al combattimento (cf Gv 18,10). Per sentirci più sicuri, forti e in pace nella nostra vita (anche di fede) senza rendercene conto potremmo coltivare la necessità di avere un nemico, piccolo o grande che sia, da combattere e da eliminare. E potremmo avere così bisogno del “nemico” da inventarcelo qualora non ci fosse. Che illusione! Che grande inganno! Che profonda manipolazione della vita e di Dio! Se il mondo che viviamo è fatto così in verità ne siamo tutti corresponsabili.
Ma c’è un vero nemico da combattere? È il “nemico della natura umana” (cf EESS 136ss) che tenta di indebolire Dio, portando al fallimento il suo disegno di comunione, impedendo che il suo amore sia riconosciuto, accolto e vissuto. E come risponde Dio? Non elimina il nemico, è una sua creatura, ma si fa uomo e in Gesù assume la natura umana per dare a questa natura la possibilità di vincere il nemico. Esperienza che possiamo fare soprattutto nella desolazione (cf EESS 320): passaggio (pasqua) necessario per diventare come Gesù uomini e donne di pace, per decidere nella nostra mente e nel nostro cuore di non usare la spada, qualunque forma possa avere (anche i doni di Dio possono diventare spade).
Ecco allora la vera guerra da fare: sta dentro la nostra mente e il nostro cuore. Le mani non si alzano sull’altro/a e le parole restano umili se educo la mia mente a “pensare amore”. E se “penso amore” con la mia mente e se “scelgo amore” con il mio cuore allora potrò “dare amore” con le mie mani (cf EESS 234).
C’è quindi bisogno di santi, di persone che sanno vivere e condividere ogni dono ricevuto (cf GE 6ss) per costruire un mondo di pace, una Chiesa più evangelica, una Famiglia ignaziana più unita: «Se saremo per sempre uniti lassù, perché non cominciare fin da ora quaggiù? Accogliamo la bellezza di essere stati presi insieme da Gesù, chiamati insieme da Gesù» (Papa Francesco, 12 marzo).
Buona Pasqua di santità! E continuiamo a pregare per la pace!
Paolo Monaco SJ
Un piccolo dono: Nannarè